The Resistance

Prima di iniziare a parlare del 5° album dei Muse, “The Resistance”, voglio fare una piccola premessa: dite addio ai cari vecchi muse e date il benvenuto (oppure no) a questi nuovi Muse, piuttosto ambigui. non riconoscibili e tamarri.
(Proprio ora sto ascoltando un live dei Muse del’97: ehh addio miei cari vecchi Muse).

Ok: posso iniziare a parlare del nuovo album dei 3 sorci che è uscito oggi in Italia e il 14 nel resto del mondo.

Questo, almeno per me, è stato uno degli album più attesi del 2009: non ho mai avuto paura di ascoltare un album, ma questa volta sì.
Avevo paura di ascoltare The Resistance perchè temevo seriamente di essere delusa, poi tre giorni fa circa ho deciso di aggregarmi al gruppo di MuseLive e ascoltare questo dannato album, che è in loop.
Album che mi ha lasciato senza parole in parte e delusa dall’altra: si può parlare di un doppio, presente tra una canzone e l’altra o contrastante nella stessa canzone.
Sicuramente è un album che deve essere ascoltato con tanta calma e pazienza, ma a differenza di quello delle Scimmie, ha riferimenti confusi e che con i Muse non c’entrano proprio nulla : Undisclosed desires potrebbe essere una canzone di Justin Timberlake e compagnia ; la parte elettronica, che ha turbato ogni band del genere, di Uprising e di Guiding Light è ben lontana da quella dei cari Depeche Mode e compagnia, è banale, ricorda la musica anni ’80 più scadente e in certi casi un pezzo di Marylin Manson; Mk Ultra una canzone dei nuovi Placebo.
Altre canzoni hanno riferimenti più azzeccati, o circa: insomma, al Dr Jekyll si alterna l’odioso Mr Hyde.
United States of Eurasia, Exogenesis, in parte Unnatural Selection e in parte I Belong to You hanno ben altre influenze e sono più legate ai Muse: ritorna lo stile di Absolution; minimi riferimenti ai Queen, usati magari per esaltare di più la parte cantata; riferimenti ai Musical anni ’60, per esempio quando il Bellamy inizia a cantare in francese su I Belong to You; la musica romantica dell’800 spettacolare che fa dimenticare tutto ciò che è prima di Exogenesis (stupenda) oppure Collateral Damage, composizione di Chopin.
Un album piuttosto vario e multiforme, in certi punti piacevole, in altri non troppo; un album che dividerà in due parti contrastanti i fan dei Muse: delusione oppure no.
I Muse si sono evoluti verso una direzione piuttosto ambigua e sconcertante: sembra che in parte vogliano dare il meglio di loro stessi, ma nell’altra si mettono in mostra con canzoncine banali e non loro, vogliono solo puntare al successo e al fare soldi.
Tecnicamente The Resistance non è da buttare, nonostante si senta la forte differenza tra canzoni impegnate e quelle che sembrano buttate lì a casaccio.
Sui testi delle canzoni non c’è niente da dire: rimane lo stile dei Muse, ma in certi casi potevano essere messi in rilievo in modo differente (Undisclosed Desire, la canzone tamarra, per esempio).
Quest album non supera Black Holes and Revelations e mostra come questi vogliano evolversi in più generi, un aspetto che non deve essere considerato negativo, anzi; è un peccato però che allo stesso tempo cadano così in basso su certi brani.
E’ sicuramente un album che non provoca emozioni forti, almeno fino a Exogenesis, nonostante testi profondi, e che può essere ascoltato inizialmente con molta calma per formare un proprio giudizio e poi con molta più tranquillità.

Voto: 6.5 – giusto per Exogenesis, la voce del Bellamy che salva qualcosa e poco altro-.

Spero solo che live dimostrino di valere, ma su questo non dovrebbero esserci problemi, quindi tanta fiducia.